Il bene di tutti

Gli affreschi del Buon Governo nel palazzo pubblico di Siena
Incontro con Mariella Carlotti
Concorezzo – 21 febbraio 2013



Abbiamo invitato Mariella, già venuta a parlare qui a Concorezzo dell'annuncio a Maria, incontro che ha lasciato il segno sulla nostra comunità. Il bene comune sarà l’argomento di stasera: come ci poniamo di fronte alla situazione delle elezioni? Mariella ci farà vedere con questo tema fu affrontato da Lorenzetti nel suo famoso ciclo di affreschi nel palazzo pubblico di Siena.

Mariella: dico sempre ai miei alunni una cosa, quando devo iniziare un corso di storia in una classe nuova, cioè di immaginare di essere a bordo di un astronave in vista della terra. Quanti continenti vedete? Quattro o cinque? Qual è il quinto? Non c’è  nella geografia: il quinto è una penisola terrestre dell’Asia che chiamiamo Europa (qui capisco chi avrà il 6…). La domanda successiva deve essere: che cosa è accaduto qui? Non è un continente per  la geografia  ma per la storia sì (e qui capisco chi avrà 8…). L’Europa è un continente perché, nel corso della storia, si è fatta una precisa idea del lavoro, della politica e della società: se non riprendiamo coscienza di queste cose siamo solo una penisola dell’Asia. Stasera parliamo della concezione di politica così come nella nostra civiltà si è espressa, e come l’ha espressa Lorenzetti nei suoi affreschi. Siamo a Siena: secondo la leggenda Siena è stata fondata dai figli di Remo che scapparono da Roma dopo aver rubato la statua dei gemelli, su due cavalli (uno bianco e uno nero). Prese il nome da uno dei due fratelli. I fiorentini dicono invece che fu fondata da Brenno, un generale barbaro, che lì lasciò tutti i suoi soldati vecchi e buoni a nulla, e che divenne città solo perché una governante molto generosa con tutti andò a convincere un cardinale (quindi sarebbero dei vecchi, abbandonati, buoni a nulla e figli di…). Siena invece nasce come un villaggio etrusco, che non doveva diventare città perché non aveva acqua: niente laghi, mari o fiumi. Quando i Longobardi aprirono la via Francigena, che attraversava proprio Siena, iniziò la crescita; dopo il mille divenne una città di una certa grandezza, diventando la padrona di tutta la toscana meridionale, e quindi entrando in contrasto con Firenze. Contrasto che finirà dopo 300 anni con la conquista fiorentina senese nel 1550. La prima battaglia di alto valore storico fu la battaglia di Montaperti (4 settembre 1260): Firenze strinse d’assedio Siena con una milizia che superava il doppio di quella senese. C’erano due alternative per Siena: arrendersi o combattere. Il governo senese si ritirò in una chiesa mentre il popolo all’esterno pregava affinché trovasse una soluzione: decisero di combattere, con pochissime possibilità di vincere, ma prima della battaglia proclamarono la Madonna regina di Siena, consacrando a Lei la città. Diedero alla Madonna le chiavi della città, con rogito notarile. Fino ad oggi mai venne un re a Siena: legalmente ci fu sempre la regina.


E, nella battaglia, le milizie senesi distrussero le milizie fiorentine, senza un senso logico, senza spiegazione razionale dato il numero esiguo di combattenti. La vittoria di Montaperti è ricordata ancora oggi: sulle auto senesi ci sono ancora adesivi che recitano “4 settembre 1260 Montaperti c’ero anch’io”. Nei successivi novanta anni Siena divenne guelfa, e il potere venne dati al governo dei nove: due mesi di incarico, senza potersi ricandidare (proprio come oggi…). La politica fu legata al benessere di tutti i cittadini. Ricordo che a Siena tutto è dedicato a Maria: Piazza del Campo è il suo manto, per Maria si corre il palio, il capodanno è il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione. In un famoso quadro la Madonna offre Siena a Gesù. La biccherna a Siena era la ragioneria della città: gli sposati non potevano toccare il denaro, quindi erano i monaci a fare quel lavoro. Dico sempre che quando in una città sono belli sia la cattedrale che il palazzo è una cosa normale, ma quando sono bellissimi anche i libri contabili, allora la bellezza ha preso tutto. C’erano perfino dei vigili urbani della bellezza! Così si arriva nel 1310, 50 anni da Montaperti, il Giubileo. Furono fatte tre grandi opere pubbliche: la traduzione del corpo delle leggi (costituzione) in volgare (la prima costituzioni in volgare della storia d’Italia), la lastricatura della Piazza del Campo (nove spicchi, a simboleggiare il governo dei nove), e infine il palazzo di Maria, la regina di Siena (il palazzo di Piazza del Campo). In quei due mesi in cui i nove erano in carica non potevano uscire da quel palazzo per dedicarsi totalmente al governo e al bene della città (e per non essere corrotti, proprio come oggi…). Erano strapagati, così non aveva senso neanche pensare di corromperli. Avevano la messa alle 6 della mattina, tutti i giorni, governo e parlamento (composto da 200 persone). Nella sala in cui si riunivano c'erano le grandi battaglie della città affrescate sui muri, e tutti i più grandi santi sotto di esse: per il medioevale la vita è una cosa drammatica che però poggia sulla certezza del rapporto con Dio. La Madonna, affrescata nella parere centrale, è ciò che unisce il governo a Dio.



La sala del parlamento


Le parole che dice Gesù (nella pergamena che ha in mano, incollata all’affresco) sono le parole d’inizio del libro della dal Sapienza: “Amate la giustizia voi che governate la terra”. Ai Patroni di Siena la Madonna rivolge discorso in terzina dantesca, 1315: ciò dimostra che la Divina Commedia era conosciuta anche con Dante vivente. Questi scritti li mise Cino da Pistoia, amico di Dante. Discorsi: “chi più parla peggio più è lodato” (profetici…) ecc. “Ma le vostre preghiere le esaudirò tutte” ecc. Vent’anni dopo Lorenzetti affresca una sala che comunica con la sala precedente con il ciclo “Il buon governo e i suoi effetti” e “Il mal governo e i suoi effetti”. Inizialmente erano gli affreschi del “Bene comune”, il nome “Buon governo” è dato nel rinascimento. Se la società fa lo stato, è il bene comune. Se lo stato fa la società, allora è buon governo. Qui già si capiscono tante cose della politica di oggi. I problemi della contemporaneità sono innanzitutto il fatto che nessuno dice che le due sale sono comunicanti, quella con la Madonna, tramite tra Dio e il Governo, e quella con il Bene comune. Il secondo problema della contemporaneità è che Lorenzetti spiegò gli affreschi con 62 versi, conscio che l’interpretazione dei posteri sarebbe stata fuorviante: questi versi non sono mai riportati in nessun libro di storia né di arte! Sono iscrizioni dimenticate dagli storici, perché dicono cose troppo precise e scandalose per l’uomo moderno.



Il bene comune

“Questa santa virtù là dove regge indice ad unità li animi molti” è modo per dire che gli affreschi sono legati a quelli di prima. Ma la giustizia non è quella di Ingroia, è quella di Dio. Giustizia distributiva e commutativa: punire chi sbaglia e premiare il giusto. Ma non è solo questa la giustizia: ci sono anche le unità di misura e le regole per chi fa banca ed impresa (ultimamente a Siena se ne sono accorti…). La giustizia è fatta da queste due cose. Dalla giustizia nasce concordia, è la virtù di cui parla Lorenzetti: accorda gli animi. Ventiquattro cittadini si legano nella concordia alla giustizia. L’altro capo della corda che viene dalla giustizia ce l’ha in mano il popolo, e decide lui a chi darlo e a chi toglierlo. Lo da al comune, il bene comune: si vede il volto di Siena, la lupa con i gemelli e la scritta SCSV “Comune di Siena città della Vergine”. Il popolo gli da corda, e il popolo può toglierla. “E questi a cui un comun per loro si fanno lo qual, per governare qui stato, elegge di non tener giammai gli ochi rivolti da lo splendor de volti, de le virtù che ntorno a lui si stanno”: per governare il popolo il comune non deve mai togliere gli occhi dallo splendore delle virtù, fede, speranza e carità, quest’ultima virtù propria della politica. Oltre ad esse le quattro virtù cardinali, politiche per eccellenza. Più la magnanimità e la pace, aggiunte dall’autore. Pace è il centro dell affresco (la donna in bianco) perché è il cuore del desiderio dell’uomo. L’affresco è completato dai delinquenti, che non si legano al bene comune e quindi vanno legati e imprigionati.



Gli effetti del bene comune



Quando una società funziona così, gli si pagano volentieri anche le tasse. Tutti gli effetti buoni sono questi: l’affresco degli effetti buoni è sulla parete orientale del palazzo, dove sorge il sole: ci sono appunto i colori del sole che sorge. E’ una bellissima città, piena di gente, ma non una di quelle perfette città ideali del rinascimento, vuote. Si nota che è proprio Siena (nell’angolo in alto a sinistra compare il duomo). Il primo effetto è la bellezza della città. Il secondo effetto è che la città cresce (i muratori alzano case). il terzo effetto è che si lavora bene, e dove non si lavora si studia in università. E’ tutto un brulicare di lavoro, e avvicinandosi alle mura cresce lo scambio con la campagna. Bellezza, crescita, lavoro, studio, e, infine, matrimonio tra uomo e donna. La dove il mondo è governato dal bene comune nascono bambini. E in più ci si diverte, come si vede nelle feste e nei giochi. Anche Monte dei Paschi l’hanno costruita nel trecento: noi possiamo solo distruggere, come si è visto. Persino la campagna è bella e sicura: l’ultimo effetto di una politicante funziona è appunto la scurezza, la scurita. “Senza paura ognun franco cammini, e lavorando semini ciascuno”. La campagna è dominata dalla sicurezza. Vedendo questo mondo bellissimo si vede oltre la porta sottostante l’affresco (sempre aperta) un affresco raffigurante il paradiso, nella stanza accanto.



Il bene proprio



Nella parere occidentale è notte, tramonto. Anche il tempo ha voluto rovinare solo questo affresco. Qui c’è l’allegoria del bene proprio, del cattivo governo. Qui la giustizia è una donna piangente, spoglia e legata, tra i piatti spezzati della bilancia (in bianco). Nessuno si lega al bene comune e ognuno tira dalla sua parte, non da una parte comune, e perciò domina la tirannia. Il tiranno è una figura demoniaca, che ha come metodo la violenza, e la ricchezza come scopo. La tirannia però non è intesa come dittatura, ma è chi cerca il bene proprio! La caratteristica principale del tiranno è che è strabico, cieco. Il bene proprio è cieco perché nessuno può essere felice in un mondo infelice. Quindi chi fa il bene proprio è innanzitutto scemo. Ma quindi perché l’uomo cerca il bene proprio? Ci sono tre bestie: avarizia, superbia, vanagloria (ricerca del successo), e sei donne vestite di nero le accompagnano: crudeltà, inganno, tradimento, furore, divisione e guerra. L’ultimo particolare è che il tiranno non può tenere i piedi per terra, ma su quella brutta bestia che è l’amica dei tiranni: il caprone della lussuria (se avete pensato ad una persona sola vi sbagliate di grosso: sappiate che è ben accompagnato…).



Gli effetti del bene proprio

Gli effetti sulla città sono tutto il contrario di prima. La città è brutta decadente, le botteghe sono chiuse, tranne quella del fabbro, sempre in costruzione di armi e armature per la guerra. Anche il matrimonio è distrutto (che profezia anche questa…): una sposa viene rapita dal marito ucciso, che giace morto per terra tra l’indifferenza della gente. Uomini armati devastano la campagna, e su tutto vige il timore, la paura. Le nuvole nere sulla campagna tengono in mano l’ultimo cartiglio dell’autore: “Per volere il bene proprio la giustizia è sottomessa alla tirannia: per questa via c’è solo morte e ruberia”.




Ed oggi?

Ma non si può finire così. L’illusione è che la colpa sia tutta del politici: siamo sessanta milioni di persone per bene guidate da mille deficienti? Se il problema fossero solo quelli in parlamento sarebbe facilissimo: cambiarli. Magari, sarebbe facile. E invece non è così. “In un paese democratico il parlamento è fatto da 10% dei migliori uomini, il 10% dei peggiori uomini e il resto è come il paese”, disse Churchill. Da cosa è nato l’ideale di Siena? Mi sono imbattuta in una storia mentre scrivevo il mio libro. Seconda Guerra Mondiale, 1944: gli americani bombardano la periferia di Siena e alcune bombe colpiscono la basilica di San Bernardino. C’era un crocifisso del 1300 in quella chiesa: ora non esiste più, ma la cosa sorprendente fu che dei frati (con dei soldati brianzoli) si recarono il giorno dopo il bombardamento tra le macerie della chiesa cercando le ostie.  Trovarono la testa di quel crocifisso, che si aprì in due tra le mani di uno dei due frati. Dentro era cava, e conteneva un cartiglio! Per sette secoli fu nascosto lì, e solo una bomba americana lo fece arrivare a noi.  Anno, mese, autore:  gennaio 1337 (stesso anno e mese in cui Lorenzetti inizia i suoi lavori), Pietro da Siena. Questo cartiglio contiene una preghiera: questo è il segreto per cui nasce una città così: un uomo che nel sul lavoro quotidiano nasconde una preghiera a Dio per se, la sua famiglie, la sua generazione, e per tutti quanti. E’ questa la strada, non c’è scorciatoia, checché ne dica Grillo, che vuole solo distruggere il parlamento mandando a casa solo i politici.

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