Le ragioni del voto

In base a che cosa devo andare a votare? Ne vale la pena? Che criteri e ragioni ho?

- Questo paese può avere un futuro se ce l'hanno i suoi giovani. Può sembrare ovvio, ma non fa notizia, purtroppo. Oggi il mondo ha aggiunto una direzione e una velocità per cui non si riesce a stare dietro, e sta accelerando. Un cambiamento e una accelerazione impone un ripensamento del nostro modo d'essere. Questo è un primo motivo che può portare i giovani a non considerare l'idea di mettersi in gioco: se i giovani non si riconoscono in ciò che succede al mondo non si riconoscono neanche nei loro diritti e doveri. La nostra società è in cambiamento: tra pochi anni sarà completamente diversa. Allora questo è il tempo della scelta: cosa fare, con chi stare. La x del voto non deve essere una x di non conoscenza, come le persone analfabete che si firmavano così: deve essere una x con coscienza. In un mondo complesso è difficile appartenere completamente a qualcosa: ad un partito, per esempio. Favola di esopo: non potremo mai essere categorizzati in un partito. In questa società così complessa la situazione è difficile: i leader non riescono a far convivere tutto, a far convivere le differenze e i paradossi. Facendo convivere le differenze si possono far partire le cose, e quindi il voto non è un annichilimento di noi stessi in un partito ma una scelta consapevole. Ma perché è imporante il voto e il parere dei giovani?

Perché il giovane ha la possibilità di essere intelligente, cioè di avere una visione aperta perché ha davanti la vita. I giovani hanno la grande responsabilità di alzarsi e di gridare terra anche se siamo in mezzo ad una tempesta. La forza del giovane è guardare attraverso, intellegere, e dare questo sguardo anche agli altri che giovani non sono. In università abbiamo aumentato le tasse per sistemare il bilancio, e non lo faremo più perché è a posto, ma lo abbiamo fatto con i giovani; i corsi li prepariamo con i giovani, perché hanno l'intelligenza di vedere oltre l'orizzonte. Un paese può essere forte se le istituzioni sono forti: la politica, la chiesa, l'università.

Fra: oggi come può un giovane fare politica?
- Fare politica significa non occuparsi solo di se stessi. Quando uno inizia a preoccuparsi anche degli altri sta facendo politica. È vero, poi c'è da fare il passo di candidarsi: ma se uno fa quel passo con questa consapevolezza è già eletto. Dobbiamo recuperare nella parola politica l'elemento altruistico e di gratuità. Chi fa capire che il voto è una scelta drammatica porta dentro di sé una visione distorta: chi vince non porta con sé il bottino della vittoria. Non è questa la cosa importante. Come la frase con cui Bush ha iniziato il discorso di saluto e di benvenuto ad Obama: "sale sui gradini del Campidoglio un uomo che rappresenta il futuro del nostro paese" È incredibile che due avversari politici si considerino così, nel mondo di oggi.

Cri: cosa c'entra il mio studio con le elezioni?
- Studiando un autore di 2000 anni fa significa confrontare quella storia con ciò che sta accadendo ora. Se non ci fosse stato quell'autore non avresti avuto quella possibilità. Io mi sono laureato in ingegneria nucleare quando l'Italia ha rinunciato al nucleare. Quindi ho iniziato a vivere reinventandomi, e i miei studi mi hanno portato verso questa consapevolezza: questa opportunità è significata il mio futuro. Dobbiamo costruire opportunità con le elezioni. Se vogliamo dare un furturo non dobbiamo dare un benessere, ma una opportunità: così la vita viene resa più bella.

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